FASCIOLO 156. IL SOGGIORNO A TIRO E A SIDONE
156:0.1VENERDÌ pomeriggio, 10 giugno, Gesù e i suoi associati arrivarono nei dintorni di Sidone, dove si fermarono a casa di una ricca donna che era stata curata nell’ospedale di Betsaida all’epoca in cui Gesù era all’apice del favore popolare. Gli evangelisti e gli apostoli furono alloggiati presso amici di lei nelle immediate vicinanze, e si riposarono fino al giorno dopo il sabato in questo ambiente ristoratore. Essi trascorsero quasi due settimane e mezza a Sidone e nei paraggi prima di prepararsi a visitare le città costiere del nord.
156:0.2Questo sabato di giugno era un giorno di grande calma. Gli evangelisti e gli apostoli erano completamente assorbiti nelle loro meditazioni riguardanti i discorsi del Maestro sulla religione, che avevano ascoltato sulla strada per Sidone. Essi erano tutti capaci di apprezzare qualcosa di quanto aveva detto loro, ma nessuno di loro coglieva pienamente l’importanza del suo insegnamento.
1. LA DONNA SIRIANA
156:1.1Vicino alla casa di Karuska, dove il Maestro alloggiava, viveva una donna siriana che aveva sentito parlare molto di Gesù come grande guaritore e maestro, e questo sabato pomeriggio essa giunse conducendo la sua figlioletta. La ragazza, di circa dodici anni, era affetta da gravi disturbi nervosi caratterizzati da convulsioni e da altre manifestazioni dolorose.
156:1.2Gesù aveva ordinato ai suoi associati di non parlare a nessuno della sua presenza nella casa di Karuska, spiegando che desiderava riposarsi. Mentre essi avevano obbedito alle istruzioni del loro Maestro, la serva di Karuska era andata a casa di questa donna Siriana, di nome Norana, per informarla che Gesù alloggiava nella casa della sua padrona ed aveva incitato questa madre angosciata a condurvi sua figlia ammalata per essere guarita. Questa madre, naturalmente, credeva che sua figlia fosse posseduta da un demone, da uno spirito impuro.
156:1.3Quando Norana arrivò con sua figlia, i gemelli Alfeo le spiegarono attraverso un interprete che il Maestro stava riposando e che non poteva essere disturbato; al che Norana rispose che lei e sua figlia sarebbero rimaste sul posto fino a che il Maestro avesse finito di riposare. Anche Pietro cercò di ragionare con lei e di persuaderla ad andare a casa. Egli spiegò che Gesù era stanco per avere tanto insegnato e guarito, e che era venuto in Fenicia per un periodo di quiete e di riposo. Ma fu inutile; Norana non volle andarsene. Alle sollecitazioni di Pietro essa si limitò a rispondere: “Non partirò fino a che non avrò visto il tuo Maestro. Io so che egli può cacciare il demone da mia figlia e non me ne andrò fino a che il guaritore non avrà esaminato mia figlia.”
156:1.4Allora cercò di mandare via la donna Tommaso, ma non vi riuscì. A lui essa disse: “Io ho fede che il tuo Maestro possa cacciare questo demone che tormenta mia figlia. Ho sentito parlare delle sue potenti opere in Galilea e credo in lui. Che cosa è accaduto a voi, suoi discepoli, che volete mandare via coloro che vengono a cercare l’aiuto del vostro Maestro?” E quando essa ebbe parlato così, Tommaso si ritirò.
156:1.5Allora si fece avanti Simone Zelota per protestare con Norana. Simone disse: “Donna, tu sei una Gentile che parla greco. Non è giusto che tu pretenda che il Maestro prenda il pane destinato ai figli della casa favorita e lo getti ai cani.” Ma Norana non si offese per la stoccata di Simone. Essa rispose soltanto: “Sì, maestro, comprendo le tue parole. Io sono soltanto un cane agli occhi degli Ebrei, ma per quanto concerne il tuo Maestro io sono un cane credente. Io sono decisa a che egli veda mia figlia, perché sono persuasa che se soltanto la guarderà, egli la guarirà. Ed anche tu, mio buon uomo, non oserai privare i cani del privilegio di ottenere le briciole che possono cadere dalla tavola dei bambini.”
156:1.6Proprio in quel momento la ragazza fu assalita da una violenta convulsione davanti a tutti loro, e la madre gridò: “Ecco, potete vedere che mia figlia è posseduta da uno spirito malvagio. Se la nostra necessità non colpisce voi, potrebbe fare appello al vostro Maestro, del quale mi è stato detto che ama tutti gli uomini ed osa guarire anche i Gentili quando essi credono. Voi non siete degni di essere suoi discepoli. Io non me ne andrò fino a che mia figlia non sia stata guarita.”
156:1.7Gesù, che aveva ascoltato tutta questa conversazione da una finestra aperta, uscì ora, con loro grande sorpresa, e disse: “O donna, la tua fede è grande, così grande che io non posso rifiutare ciò che desideri; va in pace per la tua strada. Tua figlia è già stata guarita.” E la giovinetta da quel momento fu risanata. Mentre Norana e la figlia si congedavano, Gesù le supplicò di non raccontare a nessuno di questo episodio; e mentre i suoi associati assecondarono questa richiesta, la madre e la figlia non cessarono di proclamare il fatto della guarigione della ragazza in tutto il paese ed anche a Sidone, al punto che Gesù ritenne opportuno cambiare alloggio in capo a qualche giorno.
156:1.8Il giorno successivo, mentre Gesù istruiva i suoi apostoli commentando la guarigione della figlia della donna siriana, disse: “Ed è sempre stato così; vedete da voi stessi come i Gentili sono capaci di esercitare una fede salvifica negli insegnamenti del vangelo del regno dei cieli. In verità, in verità vi dico che il regno del Padre sarà preso dai Gentili se i figli di Abramo non intenderanno mostrare una fede sufficiente per entrarvi.”
2. L’INSEGNAMENTO A SIDONE
156:2.1Entrando a Sidone, Gesù ed i suoi associati passarono su un ponte, il primo che molti di loro avessero mai visto. Mentre attraversavano questo ponte, Gesù, tra altre cose, disse: “Questo mondo è solo un ponte; voi potete attraversarlo, ma non potete pensare di costruirvi una dimora sopra”.
156:2.2Mentre i ventiquattro cominciavano i loro lavori a Sidone, Gesù andò ad abitare in una casa situata a nord della città, la casa di Giusta e di sua madre Berenice. Gesù istruiva i ventiquattro ogni mattina a casa di Giusta, ed essi andavano in giro per Sidone ad insegnare e a predicare il pomeriggio e la sera.
156:2.3Gli apostoli e gli evangelisti furono grandemente incoraggiati dal modo in cui i Gentili di Sidone ricevettero il loro messaggio; durante il loro breve soggiorno molti furono conquistati al regno. Questo periodo di circa sei settimane in Fenicia fu molto redditizio nell’opera di acquisire delle anime, ma gli scrittori ebrei successivi dei Vangeli presero l’abitudine di sorvolare sul resoconto di questa calda accoglienza degli insegnamenti di Gesù da parte di questi Gentili nel momento stesso in cui un così gran numero di suoi compatrioti gli erano ostili.
156:2.4Sotto molti aspetti questi credenti Gentili apprezzarono più pienamente degli Ebrei gli insegnamenti di Gesù. Molti di questi Siro-Fenici che parlavano greco pervennero a riconoscere non solo che Gesù era simile a Dio, ma anche che Dio era simile a Gesù. Questi cosiddetti pagani raggiunsero una buona comprensione degli insegnamenti del Maestro sull’uniformità delle leggi di questo mondo e dell’universo intero. Essi colsero l’insegnamento che Dio non fa eccezione di persone, di razze o di nazioni; che non ci sono favoritismi da parte del Padre Universale; che l’universo è interamente ed eternamente rispettoso della legge ed infallibilmente degno di fiducia. Questi Gentili non avevano paura di Gesù; essi osavano accettare il suo messaggio. Lungo i secoli successivi gli uomini non sono stati incapaci di comprendere Gesù; essi hanno avuto paura di lui.
156:2.5Gesù spiegò ai ventiquattro che non era fuggito dalla Galilea per mancanza di coraggio nei confronti dei suoi nemici. Essi compresero che egli non era ancora pronto ad un conflitto aperto con la religione stabilita e che non cercava di diventare un martire. Fu durante una di queste riunioni a casa di Giusta che il Maestro disse per la prima volta ai suoi discepoli “anche se il cielo e la terra passeranno, le mie parole di verità non passeranno”.
156:2.6Il tema delle istruzioni di Gesù durante il soggiorno a Sidone fu il progresso spirituale. Egli disse loro che non potevano fermarsi; che dovevano progredire in rettitudine o retrocedere nel male e nel peccato. Egli raccomandò loro di “dimenticare quelle cose che sono del passato mentre avanzate per abbracciare le realtà più grandi del regno”. Li supplicò di non accontentarsi della loro infanzia nel vangelo, ma di sforzarsi di raggiungere la statura completa della filiazione divina nella comunione dello spirito e nella comunità dei credenti.
156:2.7Gesù disse: “I miei discepoli devono non solo smettere di fare il male, ma imparare a fare il bene; voi dovete non solo essere purificati da ogni peccato cosciente, ma dovete rifiutare di nutrire anche i sentimenti di colpevolezza. Se confessate i vostri peccati, essi sono perdonati; dovete quindi mantenere una coscienza priva di colpa.”
156:2.8A Gesù piaceva molto l’acuto senso dell’umorismo che mostravano questi Gentili. Furono il senso dell’umorismo mostrato da Norana, la donna siriana, così come la sua grande e persistente fede, che toccarono così tanto il cuore del Maestro e fecero appello alla sua misericordia. Gesù era molto dispiaciuto che il suo popolo—gli Ebrei—fosse così carente di umorismo. Egli disse una volta a Tommaso: “Il mio popolo si prende troppo sul serio; essi non sanno proprio apprezzare l’umorismo. La religione opprimente dei Farisei non avrebbe mai potuto avere origine tra un popolo con il senso dell’umorismo. Essi mancano anche di coerenza; filtrano i moscerini ed ingoiano i cammelli.”
3. IL VIAGGIO RISALENDO LA COSTA
156:3.1Martedì 28 giugno il Maestro ed i suoi associati lasciarono Sidone e risalirono la costa fino a Porfireon ed Heldua. Essi vi furono bene accolti dai Gentili, e molti di questi furono aggiunti al regno durante questa settimana d’insegnamento e di predicazione. Gli apostoli predicarono a Porfireon e gli evangelisti insegnarono ad Heldua. Mentre i ventiquattro erano impegnati in tal modo nel loro lavoro, Gesù li lasciò per un periodo di tre o quattro giorni per recarsi nella città costiera di Beirut, dove fece visita ad un Siriano di nome Malac, che era un credente e che era stato a Betsaida l’anno prima.
156:3.2Mercoledì 6 luglio essi ritornarono tutti a Sidone e si fermarono a casa di Giusta fino alla domenica mattina, quando partirono per Tiro scendendo lungo la costa verso sud per la via di Sarepta, arrivando a Tiro lunedì 11 luglio. In questo periodo gli apostoli e gli evangelisti stavano cominciando ad abituarsi a lavorare tra questi cosiddetti Gentili, che in realtà discendevano principalmente dalle antiche tribù cananee di ancor più lontana origine semitica. Tutte queste popolazioni parlavano la lingua greca. Fu una grande sorpresa per gli apostoli e gli evangelisti osservare l’ardore di questi Gentili di ascoltare il vangelo e notare la prontezza con cui molti di loro credevano.
4. A TIRO
156:4.1Dall’11 al 24 luglio essi insegnarono a Tiro. Ciascuno degli apostoli prese con sé uno degli evangelisti, e così, a due a due, essi insegnarono e predicarono in tutti i quartieri di Tiro e nei suoi dintorni. La popolazione poliglotta di questo attivo porto li ascoltava volentieri, e molti furono battezzati, entrando così nella comunità esterna del regno. Gesù mantenne il suo quartier generale nella casa di un Ebreo di nome Giuseppe, un credente, che viveva a cinque o sei chilometri a sud di Tiro, non lontano dalla tomba di Hiram, che era stato re della città-Stato di Tiro all’epoca di Davide e di Salomone.
156:4.2Durante queste due settimane, gli apostoli e gli evangelisti entrarono ogni giorno a Tiro passando per il molo di Alessandro per tenervi piccoli incontri, ed ogni sera la maggior parte di loro ritornava all’accampamento presso la casa di Giuseppe a sud della città. Ogni giorno dei credenti venivano dalla città per parlare con Gesù nel suo luogo di riposo. Il Maestro parlò a Tiro soltanto una volta, nel pomeriggio del 20 luglio, quando istruì i credenti sull’amore del Padre verso tutta l’umanità e sulla missione del Figlio per rivelare il Padre a tutte le razze umane. C’era un tale interesse per il vangelo del regno tra questi Gentili che, in questa occasione, furono aperte a Gesù le porte del tempio di Melkarth, ed è interessante notare che negli anni successivi una chiesa cristiana fu costruita sullo stesso posto di questo antico tempio.
156:4.3Molti dirigenti della manifattura della porpora di Tiro, la tintura che rese Tiro e Sidone famose nel mondo intero e che contribuì così largamente al loro commercio internazionale ed alla conseguente ricchezza, credettero nel regno. Quando, poco tempo dopo, la riserva di animali di mare da cui si traeva questa tintura cominciò a diminuire, questi fabbricanti di porpora partirono alla ricerca di nuovi banchi di questi molluschi. Ed emigrando così fino in capo al mondo, essi portarono con loro il messaggio della paternità di Dio e della fratellanza degli uomini—il vangelo del regno.
5. L’INSEGNAMENTO DI GESÙ A TIRO
156:5.1Questo mercoledì pomeriggio, nel corso del suo sermone, Gesù raccontò per la prima volta ai suoi discepoli la storia del giglio bianco che innalza la sua testa pura e nivea nella luce del sole mentre le sue radici sono immerse nel limo e nel fango del sottostante suolo buio. “Allo stesso modo”, egli disse, “l’uomo mortale, sebbene abbia le radici della sua origine e del suo essere nel suolo animale della natura umana, può elevare per mezzo della fede la sua natura spirituale nella luce solare della verità celeste e produrre realmente i nobili frutti dello spirito.”
156:5.2Fu durante questo stesso sermone che Gesù fece uso della sua prima ed unica parabola riferentesi al suo mestiere—il carpentiere. Nel corso della sua raccomandazione a “costruire bene le fondamenta per la crescita di un nobile carattere con doti spirituali”, egli disse: “Per produrre i frutti dello spirito dovete essere nati dallo spirito. Dovete essere istruiti dallo spirito ed essere guidati dallo spirito se volete vivere una vita di pienezza spirituale tra i vostri simili. Ma non commettete l’errore dello stolto carpentiere che spreca tempo prezioso a squadrare, misurare e piallare la sua grossa trave tarlata ed interamente marcia e poi, quando ha speso in tal modo tutto il suo lavoro sulla trave malsana, deve scartarla perché inadatta alle fondamenta della costruzione che voleva edificare per resistere agli assalti del tempo e delle tempeste. Che ogni uomo si assicuri che le fondamenta intellettuali e morali del suo carattere siano tali da sostenere adeguatamente la sovrastruttura della sua natura spirituale che cresce e si nobilita, che trasformerà così la mente umana e poi, in associazione con questa mente ricreata, farà evolvere l’anima di destino immortale. La vostra natura spirituale—la vostra anima creata congiuntamente—è un germe vivente, ma la mente e la morale dell’individuo sono il suolo dal quale devono scaturire queste manifestazioni superiori dello sviluppo umano e del destino divino. Il suolo dell’anima in evoluzione è umano e materiale, ma il destino di questa creatura combinata di mente e di spirito è spirituale e divino.”
156:5.3La sera di questo stesso giorno Natanaele chiese a Gesù: “Maestro, perché preghiamo Dio di non indurci in tentazione quando sappiamo bene dalla tua rivelazione del Padre che egli non fa mai tali cose?” Gesù rispose a Natanaele:
156:5.4“Non è strano che tu ponga tali domande, poiché cominci a conoscere il Padre come lo conosco io e non come i primi profeti ebrei che lo conoscevano così vagamente. Tu sai bene che i nostri antenati avevano tendenza a vedere Dio in quasi tutto ciò che accadeva. Essi cercavano la mano di Dio in tutti i fenomeni naturali ed in ogni episodio insolito dell’esperienza umana. Collegavano Dio sia al bene che al male. Essi pensavano che egli avesse addolcito il cuore di Mosè e indurito il cuore del Faraone. Quando un uomo aveva un forte bisogno di fare qualcosa, di buono o di cattivo, aveva l’abitudine di giustificare queste sensazioni insolite dichiarando: ‘Il Signore mi ha parlato dicendo: fa così e così, o va qua e là’. Di conseguenza, poiché gli uomini incorrono così spesso e così violentemente in tentazione, divenne abitudine dei nostri antenati credere che Dio ve li inducesse per metterli alla prova, per punirli o per fortificarli. Ma tu, in verità, ora sai di più. Tu sai che gli uomini sono tutti troppo spesso indotti in tentazione dalla spinta del loro stesso egoismo e dagli impulsi della loro natura animale. Quando sarai tentato in questo modo, ti raccomando, riconoscendo onestamente e sinceramente la tentazione per quella che è, di riorientare intelligentemente le energie dello spirito, della mente e del corpo che cercano di esprimersi, in canali superiori e verso scopi più idealistici. In questo modo potrai trasformare le tue tentazioni nei tipi più elevati di ministero mortale edificante, evitando quasi completamente questi conflitti inutili e deprimenti tra la natura animale e quella spirituale.
156:5.5“Ma permetti che ti metta in guardia contro la follia di voler superare la tentazione sforzandoti di sostituire un desiderio con un altro desiderio ritenuto superiore con la semplice forza di volontà umana. Se vorrai veramente trionfare sulle tentazioni della natura inferiore, devi pervenire ad una posizione di superiorità spirituale nella quale hai realmente e sinceramente sviluppato un interesse ed un amore effettivi per quelle forme di condotta superiori e più idealistiche che la tua mente desidera sostituire a queste abitudini inferiori e meno idealistiche di comportamento, che tu riconosci come tentazioni. In questo modo tu sarai liberato mediante una trasformazione spirituale piuttosto che essere sempre più sovraccaricato dalla soppressione illusoria dei desideri umani. Ciò che è vecchio ed inferiore sarà dimenticato nell’amore per ciò che è nuovo e superiore. La bellezza trionfa sempre sulla bruttezza nel cuore di tutti coloro che sono illuminati dall’amore della verità. C’è un grande potere nell’energia espulsiva di un affetto spirituale nuovo e sincero. E ti dico nuovamente, non lasciarti vincere dal male ma trionfa piuttosto sul male con il bene.”
156:5.6Gli apostoli e gli evangelisti continuarono a porre delle domande fino a tarda notte, e dalle numerose risposte vorremmo presentare i seguenti pensieri, riesposti in linguaggio moderno:
156:5.7Una forte ambizione, un giudizio intelligente ed una saggezza matura sono i fattori essenziali del successo materiale. La capacità di comando dipende dall’attitudine naturale, dalla discrezione, dalla forza di volontà e dalla determinazione. Il destino spirituale dipende dalla fede, dall’amore e dalla devozione alla verità—dalla fame e dalla sete di rettitudine—dal desiderio profondo di trovare Dio e di essere simile a lui.
156:5.8Non scoraggiatevi per la scoperta che siete umani. La natura umana può tendere verso il male, ma non è per natura empia. Non abbattetevi se non riuscite a dimenticare totalmente qualcuna delle vostre esperienze spiacevoli. Gli errori che non riuscite a dimenticare nel tempo saranno dimenticati nell’eternità. Alleggerite i fardelli della vostra anima acquisendo rapidamente una visione lungimirante del vostro destino, un’espansione universale della vostra carriera.
156:5.9Non commettete l’errore di stimare il valore di un’anima dalle imperfezioni della mente o dagli appetiti del corpo. Non giudicate l’anima né valutate il suo destino sulla base di un solo episodio umano sfortunato. Il vostro destino spirituale è condizionato soltanto dalle vostre aspirazioni e dai vostri propositi spirituali.
156:5.10La religione è l’esperienza esclusivamente spirituale dell’anima immortale in evoluzione dell’uomo che conosce Dio, ma il potere morale e l’energia spirituale sono delle forze potenti che possono essere utilizzate per trattare situazioni sociali difficili e per risolvere problemi economici complessi. Queste doti morali e spirituali rendono tutti i livelli della vita umana più ricchi e più pieni di significato.
156:5.11Voi siete destinati a vivere una vita meschina e mediocre se imparate ad amare soltanto coloro che amano voi. L’amore umano può essere in verità reciproco, ma l’amore divino è espansivo in tutte le sue ricerche di appagamento. Meno amore c’è nella natura di una creatura, più grande è il bisogno d’amore, e più l’amore divino cerca di soddisfare questo bisogno. L’amore non è mai egoista, non può essere donato a se stessi. L’amore divino non può rimanere contenuto in se stesso; deve essere generosamente donato.
156:5.12I credenti nel regno dovrebbero possedere una fede implicita, una credenza assoluta, nel trionfo certo della rettitudine. I costruttori del regno devono essere convinti della verità del vangelo della salvezza eterna. I credenti devono imparare sempre più come tenersi lontani dal ritmo frenetico della vita—a fuggire i tormenti dell’esistenza materiale—ristorando l’anima, ispirando la mente e rinnovando lo spirito mediante la comunione nell’adorazione.
156:5.13Gli individui che conoscono Dio non sono scoraggiati dalle disgrazie né abbattuti dalle delusioni. I credenti sono immuni dallo scoraggiamento conseguente agli sconvolgimenti puramente materiali; coloro che vivono una vita spirituale non sono turbati dagli episodi del mondo materiale. I candidati alla vita eterna praticano una tecnica vivificante e costruttiva per far fronte a tutte le vicissitudini ed i fastidi della vita mortale. Ogni giorno che un vero credente vive, trova più facile fare la cosa giusta.
156:5.14La vita spirituale accresce notevolmente il vero rispetto di sé. Ma il rispetto di sé non è ammirazione di sé. Il rispetto di sé è sempre coordinato con l’amore ed il servizio dei propri simili. Non è possibile rispettare se stessi di più che amare il proprio prossimo; l’uno è la misura della capacità dell’altro.
156:5.15Con il passare del tempo ogni vero credente diviene più abile nell’attrarre i suoi simili nell’amore della verità eterna. Siete più intraprendenti nel rivelare la bontà all’umanità oggi di quanto lo eravate ieri? Raccomandate meglio la rettitudine quest’anno rispetto all’anno scorso? State divenendo sempre più esperti nella vostra tecnica per condurre le anime affamate nel regno spirituale?
156:5.16I vostri ideali sono sufficientemente elevati da assicurare la vostra salvezza eterna e le vostre idee sono così pratiche da fare di voi un cittadino capace di funzionare sulla terra in associazione con i suoi simili mortali? In spirito la vostra cittadinanza è nei cieli; nella carne voi siete ancora cittadini dei regni terreni. Rendete ai Cesari le cose che sono materiali e a Dio quelle che sono spirituali.
156:5.17La misura della capacità spirituale dell’anima in evoluzione è la vostra fede nella verità e il vostro amore per gli uomini, ma la misura della vostra forza di carattere umana è la vostra abilità a resistere al mantenimento di rancori e la vostra capacità di opporvi allo scoraggiamento di fronte ad un profondo dispiacere. La sconfitta è il vero specchio nel quale potete esaminare sinceramente il vostro essere reale.
156:5.18Via via che divenite più vecchi e più esperti negli affari del regno, voi acquisirete più tatto nei rapporti con importuni mortali e più tolleranza nel vivere con testardi associati? Il tatto è il fulcro della leva sociale e la tolleranza è il marchio di un’anima grande. Se possedete questi doni rari ed affascinanti, con il passare dei giorni voi diverrete più accorti ed abili nei vostri sforzi meritevoli per evitare ogni malinteso sociale inutile. Tali anime sagge sono capaci di evitare molte delle difficoltà che sono certamente proprie di tutti coloro che soffrono della mancanza di adattamento emozionale, di coloro che rifiutano di crescere e di coloro che non accettano d’invecchiare con garbo.
156:5.19Evitate la disonestà e l’ingiustizia in tutti i vostri sforzi per predicare la verità e per proclamare il vangelo. Non cercate una riconoscenza ingiustificata e non sollecitate una simpatia immeritata. Amate, ricevete generosamente da fonti sia divine che umane indipendentemente dai vostri meriti, ed amate generosamente in contraccambio. Ma in tutte le altre cose concernenti l’onore e l’adulazione, cercate soltanto ciò che onestamente vi è dovuto.
156:5.20Il mortale che ha coscienza di Dio è certo della salvezza; egli non teme la vita; è onesto e coerente. Egli sa come sopportare coraggiosamente le inevitabili sofferenze; non si lamenta quando deve affrontare avversità ineluttabili.
156:5.21Il vero credente non si stanca di fare del bene solo perché è contrastato. La difficoltà stimola l’ardore di colui che ama la verità, e gli ostacoli non fanno che sfidare l’impegno dell’intrepido costruttore del regno.
156:5.22E Gesù insegnò loro molte altre cose prima che si preparassero a partire da Tiro.
156:5.23Il giorno prima di lasciare Tiro per ritornare nella regione del Mare di Galilea, Gesù riunì i suoi associati e ordinò ai dodici evangelisti di ritornare per una strada diversa da quella che avrebbero preso lui e i dodici apostoli. E dopo che gli evangelisti ebbero lasciato Gesù, non furono mai più così intimamente associati a lui.
6. IL RITORNO DALLA FENICIA
156:6.1Verso mezzogiorno di domenica 24 luglio, Gesù e i dodici lasciarono la casa di Giuseppe a sud di Tiro, scendendo lungo la costa fino a Tolemaide. Qui si fermarono per un giorno, rivolgendo parole di conforto al gruppo di credenti che vi risiedeva. Pietro predicò loro la sera del 25 luglio.
156:6.2Martedì essi lasciarono Tolemaide, andando ad est verso l’interno vicino a Jotapata per la strada di Tiberiade. Mercoledì si fermarono a Jotapata ed istruirono ancora i credenti sulle cose del regno. Giovedì essi lasciarono Jotapata, andando a nord seguendo la pista Nazaret-Monte Libano, fino al villaggio di Zabulon, passando per Rama. Ebbero degli incontri a Rama il venerdì e vi rimasero fino a dopo il sabato. Raggiunsero Zabulon domenica 31, tenendo un incontro quella sera e ripartendo l’indomani mattina.
156:6.3Lasciato Zabulon, essi proseguirono fino alla congiunzione con la strada Magdala-Sidone, vicino a Giscala, e da là si recarono a Gennezaret sulla riva occidentale del lago di Galilea, a sud di Cafarnao, dove erano d’accordo d’incontrarsi con Davide Zebedeo e dove intendevano tenere consiglio sul come muoversi in futuro nel lavoro di predicazione del vangelo del regno.
156:6.4Durante un breve incontro con Davide essi seppero che molti dirigenti si trovavano allora riuniti sulla riva opposta del lago vicino a Keresa, e di conseguenza quella sera stessa presero un battello per la traversata. Per un giorno essi si riposarono tranquillamente sulle colline, e il giorno successivo si recarono nel parco vicino, dove il Maestro aveva in precedenza nutrito i cinquemila. Qui si riposarono per tre giorni tenendo delle riunioni quotidiane, che erano seguite da una cinquantina di uomini e di donne, i resti del numeroso gruppo di credenti di un tempo residenti a Cafarnao e nei dintorni.
156:6.5Mentre Gesù era assente da Cafarnao e dalla Galilea, nel periodo del suo soggiorno in Fenicia, i suoi nemici pensarono che l’intero movimento fosse stato sciolto, e conclusero che la fretta di Gesù nell’allontanarsi indicasse che era talmente impaurito che non sarebbe probabilmente mai più tornato ad infastidirli. Ogni opposizione attiva ai suoi insegnamenti si era quasi placata. I credenti ricominciavano a tenere incontri pubblici, e si stava verificando un graduale ma efficace consolidamento dei superstiti fidati e sinceri del grande vaglio attraverso il quale i credenti nel vangelo erano appena passati.
156:6.6Filippo, il fratello di Erode, era divenuto un tiepido credente in Gesù e fece sapere che il Maestro era libero di vivere e di lavorare nei suoi domini.
156:6.7L’ordine di chiudere le sinagoghe di tutto il mondo ebraico agli insegnamenti di Gesù e dei suoi discepoli aveva operato sfavorevolmente nei confronti degli Scribi e dei Farisei. Immediatamente dopo che Gesù si fu ritirato come oggetto di controversia, si produsse una reazione in tutto il popolo ebraico; vi fu un risentimento generale contro i Farisei e i dirigenti del Sinedrio di Gerusalemme. Molti capi delle sinagoghe cominciarono ad aprire clandestinamente le loro sinagoghe ad Abner e ai suoi associati, affermando che questi insegnanti erano seguaci di Giovanni e non discepoli di Gesù.
156:6.8Anche Erode Antipa subì un cambiamento nel suo cuore, e quando seppe che Gesù soggiornava dall’altra parte del lago nel territorio di suo fratello Filippo, gli fece sapere che, sebbene egli avesse firmato i mandati per il suo arresto in Galilea, non aveva autorizzato la sua cattura in Perea, indicando così che Gesù non sarebbe stato molestato se fosse rimasto fuori della Galilea; e comunicò questo stesso ordine agli Ebrei di Gerusalemme.
156:6.9Questa era la situazione il primo di agosto dell’anno 29 d.C., quando il Maestro ritornò dalla missione in Fenicia ed iniziò la riorganizzazione delle sue forze disperse, provate e ridotte per questo ultimo e memorabile anno della sua missione sulla terra.
156:6.10I termini della battaglia sono chiaramente delineati quando il Maestro e i suoi associati si preparano ad iniziare la proclamazione di una nuova religione, la religione dello spirito del Dio vivente che risiede nella mente degli uomini.
Text from IL LIBRO DI URANTIA © 2006 Urantia Foundation used by permission.
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